Ferdinando Pilli (Lusben): “Italia sempre più protagonista, ma servono più spazi e certezze”
Il cantiere continua a crescere con investimenti e nuove sinergie, ma richiama l’attenzione alle sfide legate agli spazi e alle concessioni demaniali. Il direttore generale sottolinea l’importanza del legame con Benetti per una gestione a lungo termine dello yacht

Forte di oltre 60 anni di esperienza, Lusben è la Refit division del Gruppo Azimut|Benetti e uno dei principali centri del Mediterraneo con basi a Viareggio, Livorno e Varazze. È inoltre recente l’annuncio di una nuova sinergia con Benetti per offrire a clienti e armatori soluzioni su misura per la gestione della flotta anche oltre il periodo di garanzia. L’azienda sta completando il piano di investimenti avviato nel 2023 per potenziare la propria capacità operativa, con un significativo ampliamento del sito produttivo di Livorno. L’acquisizione dell’area bacini, a maggio 2022, ha visto una ristrutturazione complessiva per un investimento di 12 milioni di euro, raddoppiando la superficie totale a 220.000 mq, di cui 90.000 mq dedicati al cantiere e uno specchio d’acqua pari a 130.000 mq.
Grazie a questa operazione Lusben è oggi in grado di accogliere a terra fino a tre imbarcazioni oltre i 100 metri, oltre a quelle già abitualmente ospitate. Il numero complessivo di posti barca disponibili è salito a 36 a terra e 32 in acqua. Il sito dispone inoltre di un sincro-lift da 2.400 tonnellate, una banchina galleggiante di 180 metri con una capacità di 18.000 tonnellate e una darsena chiusa dedicata ai lavori all’ormeggio. Tra le nuove infrastrutture spicca anche la buca di ispezione per yacht a vela con una profondità di 8,5 metri, la più grande oggi disponibile nel Mediterraneo. SUPER YACHT 24 ha intervistato il direttore generale Ferdinando Pilli.
Come si sta muovendo il mercato?
“Il mercato è positivo grazie anche ai tanti nuovi modelli che vengono messi in acqua ogni anno. Quando ero in Benetti eravamo arrivati a circa sei unità all’anno per la gamma in acciaio e ben quindici per quella in vetroresina. Sono numeri importanti che inevitabilmente si riflettono sul mondo del refit. Le prospettive sono di una grande crescita”.
E in particolare per Lusben?
“Sta andando bene, i nostri siti produttivi sono riempiti al 100% e quindi è sicuramente un momento positivo”.
Come viene percepita l’Italia?
“C’è stata una fase in cui eravamo visti soprattutto come costruttori e quindi con meno visione sulla vita dello yacht nel lungo periodo e qualche nostro concorrente, soprattutto spagnoli e francesi, ne ha approfittato. Oggi la situazione è cambiata e anche noi abbiamo capito l’importanza del refit e anzi sfrutteremo proprio questo legame con Benetti per cercare di tenere sempre di più le imbarcazioni qui da noi, un’abitudine che ho vissuto nelle precedenti esperienze, un modello che dovremo sicuramente riprendere anche per il motore e, oltre a tutti gli altri superyacht, concentrarci anche nel seguire i Benetti lungo tutta la loro vita, creando una sorta di bollino di qualità”.
Come spiega la crescita del refit nel nostro Paese?
“Vedo che diversi cantieri stanno puntando a una divisione apposita, penso sia legato alla ciclicità del nostro business, visto che il mercato del nuovo sta iniziando a manifestare un certo rallentamento. Inoltre ci sono circa 5.000 imbarcazioni di oltre 24 metri che navigano e che hanno bisogno di manutenzione per mantenere il valore dell’asset. E infine diversi armatori oggi preferiscono comprare lo yacht usato invece che nuovo con relative esigenze di adeguamento e rinnovo, dando così ulteriore spunto al settore”.
Quali sono i punti di forza e di debolezza dell’Italia?
“I punti di forza sono i medesimi del nuovo: la nostra capacità di adattamento e di proporre soluzioni fuori dal comune e dagli standard. Mancano gli spazi, una delle principali criticità che affrontiamo quotidianamente. Inoltre vedo qualche problematica legata alle concessioni demaniali che spesso si aprono, ma senza prospettive certe a lungo termine a differenza di altri luoghi, come ad esempio Barcellona, dove si riesce a investire sapendo di poter contare su un giusto ritorno senza essere sempre sul chi va là”.
Cosa manca ancora da realizzare nell’ambito del recente piano di investimenti?
“A Livorno dobbiamo completare la parte di accoglienza degli equipaggi e realizzare nuovi edifici per uffici, vorremmo essere pronti per l’estate 2026. La trasformazione della ‘porta del mare’ ha reso Livorno una destinazione sempre più attrattiva, un processo simile a quello che ha interessato Viareggio negli anni scorsi. Vogliamo trasformare Livorno in un centro di eccellenza per l’industria nautica, riducendo le distanze tra la città e il cantiere e offrendo un’esperienza di alto livello, in linea con le migliori destinazioni nautiche internazionali.
A quali yacht state lavorando?
“Abbiamo due importanti refit a cui teniamo molto perché sono due Benetti: Lionheart e il 70 metri Alfa. Lionheart il primo giga yacht realizzato dal cantiere e sarà riverniciato e subirà alcune modifiche nelle aree interne. Alfa ha invece cambiato armatore e oltre alla manutenzione quinquennale vedrà un rifacimento totale degli interni. Abbiamo anche il Perini Belle Brise, uno dei primi yacht realizzati dal cantiere per una ricostruzione totale. Verrà modernizzata con gli ultimi ritrovati tecnologici tra cui i motori con sistema Scr per una maggiore attenzione all’impatto ambientale, un aspetto su cui siamo sempre più sensibili. In tal senso stiamo preparando dei pacchetti per permettere ai nostri armatori di navigare in modo più sostenibile sfruttando le tecnologie che Benetti e Azimut offrono già nel nuovo”.
Quali sono gli elementi più importanti per un buon refit?
“Il grosso lo fa il project management per pianificare correttamente le attività e soddisfare le richieste del cliente che si aspetta di ricevere lo yacht a inizio stagione e non è disposto a ritardare. Tempo e qualità hanno una valenza importante”.
Come sta funzionando la nuova keel pit?
“Da quando l’abbiamo inaugurata è sempre stata occupata soprattutto da yacht Perini ma non solo, sicuramente oggi è uno dei motivi di maggiore attrazione per imbarcazioni a vela di grandi dimensioni”.
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