Gente di Mare e Italian Yacht Masters: accordo per migliorare la formazione dei comandanti
L’accordo prevede il potenziamento della formazione di equipaggi e comandanti di superyacht con corsi di formazione in diverse città italiane e su temi come transizione energetica e sicurezza informatica
Principato di Monaco – Gente di Mare (società di Alta Formazione con sede a Livorno) ha annunciato un accordo con Italian Yacht Masters Association (associazione che comprende oltre 100 capitani italiani di superyacht) per la formazione dei loro associati.
Elena DI Tizio, ad di Gente di Mare, ha raccontato SUPER YACHT 24 le implicazioni e gli sviluppi futuri di questo accordo strategico.
Cosa prevede il vostro accordo?
“Abbiamo lavorato a questo accordo per diversi mesi. Gente di Mare è diventata il centro ufficiale di formazione per gli associati dell’Italian Yacht Masters. La sede principale è a Livorno, ma abbiamo aperto altre unità locali a Genova, Trieste e Palermo. È fondamentale sostenere il settore del diporto in tutte le sue componenti, a partire dall’hospitality interna, quindi formare il personale che si occupa dell’house keeping e dell’accoglienza dei clienti fino ai comandanti, che è la parte principale. Oggi siamo al Monaco Yacht Show e vedo progetti importanti sulle nuove tecnologie come il metanolo, ma i nostri equipaggi sono preparati? Dobbiamo offrire una preparazione attenta, Gente di Mare è una società del Gruppo Cosulich che ha un expertise altissima su questi temi. Ci sentiamo di trasmettere ai comandanti un’alta formazione a 360 gradi. Abbiamo anche un bellissimo simulatore a Genova per i comandanti che vogliono aumentare le loro esperienza di manovrabilità e gestione del superyacht”.
Quali sono i vostri punti di forza?
“Abbiamo un’offerta completa su Livorno su Genova per la parte dei corsi obbligatori STCW, abbiamo attivato una doppia certificazione perché non possiamo non considerare la parte di equipaggi che hanno una certificazione estera e che lavorano a bordo di imbarcazioni che non hanno bandiera italiana. Quindi grazie all’accordo con MaritimeMT eroghiamo anche corsi con bandiera maltese. Ogni mese andiamo a parlare nelle scuole per intercettare nuove professionalità, è un lavoro che va fatto concertato tra ITS, scuole nautiche e ovviamente l’associazione dei Comandanti. Gino Battaglia, comandante e presidente dell’Associazione, per noi è un punto di riferimento e avere il suo sostegno e la sua riconoscenza è uno stimolo in più e un punto di partenza, per me è fondamentale lavorare per essere al fianco di questi comandanti”.
Si dice spesso che i comandanti italiani sono i migliori del mondo, è vero?
“Sì, e io lo dico da 20 anni. Ho avuto la fortuna di conoscere tantissimi equipaggi di tante imbarcazioni di tipologie diverse e non ho mai visto un comandante in difficoltà durante una fase di collaudo, non ho mai visto un comandante che non sapesse gestire situazioni di emergenza. Siamo più preparati, abbiamo un percorso scolastico importante e una preparazione fatta ad hoc, non abbiamo nulla da invidiare alle bandiere estere”.
Perché si sente sempre spesso dire che manca la formazione?
“Manca la formazione collaterale e spesso l’obiettivo è solo l’ottenimento del corso per potersi imbarcare e inoltre manca la formazione dei settori emergente come, ad esempio, il cold ironing (sistema per fornire energia elettrica alle navi attraccate nel porto da terra lasciando spenti i motori principali e ausiliari) che è una fase fondamentale, le nostre imbarcazioni arriveranno alle banchine elettrificate con degli investimenti importanti fatti grazie anche al PNRR ma i nostri equipaggi non sono preparati. È fondamentale iniziare a prepararli perché solo così facendo riusciremo ad allineare gli investimenti alla preparazione.
Qual è il rischio?
“Rischiamo che figure professionali di altri paesi siano più preparati delle nostre. Dobbiamo iniziare a parlare di questo tema della transizione energetica fin dalle scuole”.
I numerosi incidenti dell’estate appena terminata dipendono dalla scarsa esperienza o formazione dei comandanti?
“È stata un’estate orribile e in cui tutti abbiamo tremato di fronte ai tragici incidenti. E questo ci è dispiaciuto, lo dico da formatrice ma anche da persona coinvolta nel settore. Troppo spesso si sale a bordo impreparati, il lavoro dell’equipaggio viene visto come un’attività estiva ma non è così, si gestiscono vite umane, si gestisce la sicurezza delle persone, è fondamentale che ci sia preparazione. È importante fare una assesment delle persone prima di mandarle a bordo, capirne il livello di preparazione e lavorare sulle loro fragilità”.
Affrontate anche il tema della cyber security?
“Sì, se ne parla molto e vedo spesso corsi di 8 ore che a mio avviso, lo dico in maniera brutale, non servono a niente. Serve contestualizzare un attacco Cyber e per farlo serve corso che duri almeno cinque giorni, come il nostro in via di certificazione, per declinare tutte le caratteristiche delle imbarcazioni simulando un attacco, solo così si può parlare di cyber security”.
Cosa può consigliare a un giovane che vuole intraprendere la carriera di comandante?
“I consigli principali sono investire su sé stessi senza fermarsi alla formazione obbligatoria, aumentare la conoscenza dell’inglese marittimo che è fondamentale tramite esperienze all’estero e cambiare spesso tipologia di imbarcazione. Troppo spesso vedo ragazzi che iniziano con una tipologia e non cambiano più: non c’è cosa più sbagliata. Oggi abbiamo la fortuna di avere degli yacht che sono delle vere e proprie navi da 120, 140, 160 metri e sono uno stimolo importante”.
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