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A Livorno muove i primi passi il progetto di un nuovo cantiere di maxi yacht

Su ‘suggerimento’ di Rina Consulting l’Adsp si muove per avviare nel luglio 2026 la trasformazione delle Darsene Calafati e Pisa in un’area destinata alla navalmeccanica per la nautica di grandi dimensioni

di Andrea Moizo
18 Gennaio 2024
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Cantiere-yacht-Livorno

L’orizzonte traguardato è pluriennale, ma i primi passi per la realizzazione a Livorno di un cantiere navale destinato alla costruzione di maxi yacht sono stati mossi in questi giorni dalla locale Autorità di sistema portuale.

L’ente guidato da Luciano Guerrieri, infatti, ha appena pubblicato i bandi per l’assentimento in concessione di 4 delle 5 aree in cui sono suddivisi circa 53mila mq a cavallo fra le Darsene Calafati e Pisa. Gli avvisi sono sostanzialmente ‘ideali’ per la prosecuzione delle attività già presenti: il gruppo Fratelli Neri per attività relative ai mezzi a servizio del rigassificatore Olt e del Consorzio per la protezione ambientale Castalia, la società di riparazioni navali Gestione Bacini, che vi lavora con il bacino di proprietà Ercolino II, le attività di piccola cantieristica e rimessaggio delle ditte Tommaso Montano&Figli, Romoli Roberto.

La peculiarità comune ai quattro avvisi è che le nuove concessioni avranno durata solo fino a metà 2026, mentre il quinto concessionario, Lorenzoni Luigi e Fratelli, scadrà alla fine di quell’anno. L’impressione, quindi, è che l’armonizzazione temporale delle situazioni concessorie in essere sia funzionale all’avvio dei primi step del piano industriale che, anch’esso pubblicato in queste ore, Adsp ha commissionato nei mesi scorsi a Rina Consulting, per valutare la trasformazione degli spazi in questione in un’area dedicata alla cantieristica per i maxi yacht.

Il percorso tracciato nel dettaglio dalla società di consulenza genovese, infatti, prevede fra le altre cose la necessità di adottare un Adeguamento tecnico funzionale, procedura amministrativa che richiede tempo, nonché il suggerimento di valutare la demolizione/ristrutturazione di alcuni edifici e alcuni correttivi infrastrutturali alle banchine che non potrebbero che essere in capo all’Adsp, oltre a una serie di investimenti anche importanti (come l’acquisizione di un sincro lift e capannoni telescopici) da imputare invece, scrive il Rina, ai futuri aspiranti concessionari.

In estrema sintesi il piano prevede di passare a una suddivisione dell’area in quattro porzioni invece che in cinque. Le attività oggi presenti andrebbero in parte riorganizzate e ottimizzate e in parte dismesse o trasferite e in base alla misura in cui si deciderà di ‘cambiare’.

Rina traccia due scenari di sviluppo dell’attività cantieristica-nautica, le cui rendite economiche e ricadute occupazionali comunque “sono mediamente nettamente migliori dei dati che realizzano complessivamente gli attuali titolari delle concessioni”.

Alla base di di tale assunto “le esigenze pressanti del settore che sta ricercando aree ove allocare le lavorazioni delle unità da diporto di alta fascia al fine di soddisfare il portafoglio degli ordini”, esigenze dimostrate, argomenta Rina, da una serie di dichiarazioni e comunicati stampa (di Gruppo Sanlorenzo, Confindustria Nautica, Permare, Benetti) fedelmente citati nel piano.

Se infatti, si legge nel documento, gli attuali concessionari oggi non arrivano a cumulare 12 milioni di euro di fatturato, impiegando meno di 50 persone, il peggiore (con meno spazi, cioè, destinati al nuovo cantiere) degli scenari delineati preconizza più di 26 milioni di euro di fatturato e l’impiego di 148 persone (con salario lordo medio sontuoso, superiore ai 52mila euro annui), da realizzarsi grazie alla costruzione di uno yacht da 50 metri (calcolato al 50%, dati i due anni di lavori stimati), il “refitting medio” di un’unità di pari dimensioni e il refitting approfondito di due imbarcazioni da 40 e 60 metri.

Questi le stime per gli scenari ‘alti’: almeno tre o quattro impostazioni di newbuilding ogni anno e 7-8 operazioni di refitting, fatturato fra i 79 e gli 81 milioni di euro e 442-484 occupati (alle medesime condizioni economiche). Oltre al fatto che le attività esistenti da mantenersi (parte delle officine e i servizi a Olt e Castalia) beneficerebbero di sinergie tali da portare la redditività complessiva sopra i 17 milioni di euro e gli occupati sulle 90 unità.

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