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Nelle casse di Ferretti sono entrati oltre 200 milioni di euro con la quotazione a Hong Kong

I proventi saranno destinati almeno per il 70% a espandere il portafoglio del gruppo e a migliorare le attività, con lo sviluppo di nuovi modelli di super yacht di punta

di Nicola Capuzzo
1 Aprile 2022
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È sbarcato ieri sul listino di Hong Kong gruppo Ferretti, l’iconico produttore italiano di yacht controllato dalla conglomerata cinese Weichai, che dopo 22 anni è tornato a quotarsi in Borsa. L’ipo, che è stata prezzata a 22,88 dollari per azione, nella parte bassa della forchetta di prezzo di 21,82-28,24 dollari), è stata  interamente in aumento di capitale e ha quindi portato al gruppo capitali freschi per un totale equivalente di poco più di 200 milioni di euro.

I proventi dell’ipo saranno destinati almeno per il 70% a espandere il portafoglio del gruppo e a migliorare le attività, con lo sviluppo di nuovi modelli di super yacht di punta. Con l’operazione sarà così garantito l’ingresso di nuovi azionisti che affiancheranno il socio di maggioranza Weichai. Ferretti sino a prima dell’ipo era controllata all’86% da Weichai dal 2012 tramite Ferretti International Holding spa, con Piero Ferrari che possedeva l’11,1% e il partner tecnico AdTech che aveva il 2,79%.

Alberto Galassi, amministratore delegato e direttore esecutivo di Ferretti  ha dichiarato: “La quotazione di Ferretti spa a Hong Kong segna una pietra miliare chiave e apre un nuovo capitolo nello sviluppo della società. Guardando al futuro, Ferretti spa coglierà nuove opportunità nel mercato in rapida crescita della nautica da diporto di lusso, sfruttando la sua leadership industriale e l’esclusiva essenza italiana, liberando pienamente l’alto potenziale dei suoi marchi di livello mondiale: Riva, Wally, Custom Line, Ferretti Yachts, Pershing , Itama e CRN. Potenzieremo il nostro approccio strategico unico, con servizi ausiliari fondamentali come l’intermediazione di yacht, il noleggio, l’assistenza post-vendita e il refitting, rafforzando ulteriormente questo slancio di crescita. Con l’obiettivo di creare maggiore valore per i suoi azionisti, Ferretti spa continuerà a fornire Pure Italian Luxury in tutto il mondo”.

Il Prospetto dell’ipo indica ricavi netti preliminari per tutto il 2021 per circa 900 milioni di euro (927,5 milioni di euro i ricavi lordi), un Ebitda, di 94,9 milioni e un utile netto di 37,4 milioni. Il 2020 si era invece chiuso con ricavi netti per 611 milioni, un ebitda di 52,8 milioni, un utile netto di 22 milioni.

Il sito d’informazione finanziaria Bebeez ricorda che Ferretti si era quotata la prima volta, a Piazza Affari, nel 2000, ai tempi di Noberto Ferretti ed era durata solo fino al 2002, anno dell’offerta pubblica di acquisto totalitaria di Permira. Al fondo sono subentrati prima un altro fondo, Candover e poi il colosso manifatturiero cinese Weichai Holding, che aveva investito nel gruppo di yacht a inizio 2012, nell’ambito di un complesso processo di ristrutturazione del debito. Allora il gruppo cinese aveva investito 178 milioni di euro in equity e aveva contestualmente acquistato debito di Ferretti dal fondo Oaktree, da Rbs e da Strategic Value Partners, che era stato poi convertito in equity, con Weichai che era arrivata al 75% del capitale. Contestualmente le banche Rbs e SVP avevano convertito in equity il resto del debito, arrivando al 25%. Successivamente Weichai aveva arrotondato al rialzo la sua quota e nel 2016 Piero Ferrari ha comprato il 13,6%. Tutto questo accadeva dopo la grande crisi vissuta da Ferretti a cavallo del 2008.

Ai tempi d’oro nel 2006, invece, Permira aveva ceduto il 52% di Ferretti a Candover (mantenendo una partecipazione dell’8%, mentre il fondatore Norberto Ferretti e i manager erano saliti al 40%), sulla base di una valorizzazione di ben 1,7 miliardi di euro, a fronte di ricavi per 770,4 milioni a fine dell’anno fiscale 2006 (agosto) e un ebitda di 118,4 milioni.

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