Azimut Benetti torna in Confindustria Nautica, ok unanime alla domanda di adesione
Secondo Marco Valle “un’industria nautica più unita è un’industria più forte, capace di affrontare le sfide globali con maggiore coesione e visione strategica”

A dieci anni di distanza dall’uscita avvenuta nel 2016, il Gruppo Azimut Benetti rientra in Confindustria Nautica.
Ad annunciarlo è stata la stessa associazione presieduta da Saverio Cecchi spiegando che “il Consiglio di Presidenza dell’Associazione nazionale di settore, riunito nella seduta del 5 marzo, ha approvato all’unanimità l’ammissione a socio del Gruppo Azimut | Benetti”.
“Sono stato eletto nel 2019 con il mandato di unificare sotto una forte rappresentanza associativa tutta la filiera del settore” ha dichiarato Cecchi, che poi ha aggiunto: “Sono orgoglioso, all’approssimarsi del termine del mio mandato, del raggiungimento completo di tale obiettivo con il ritorno in associazione del Gruppo Azimut Benetti e sottolineo con soddisfazione
Marco Valle, amministratore delegato del gruppo Azimut Benetti, dal canto suo ha aggiunto: “Crediamo fermamente che un’industria nautica più unita sia un’industria più forte, capace di affrontare le sfide globali con maggiore coesione e visione strategica. Lavorare insieme significa non solo consolidare il ruolo dell’Italia come leader mondiale nella nautica, ma anche promuovere innovazione, sostenibilità e crescita per l’intera filiera. La scelta di aderire a Confindustria Nautica è espressione di questo impegno”.
L’uscita dall’associazione confindustriale della nautica di Azimut Benetti risaliva al 2016 quando alcuni primari costruttori di imbarcazioni e aziende del comparto annunciarono lo strappo e motivando l’uscita con la “ormai prolungata – scrivevano in una nota – mancanza di attenzione al comparto nautico da parte della confederazione”. Per “analoghe ragioni di immobilismo e di etica”, gli stessi produttori e altre 60 primarie aziende erano usciti nel 2015 da Ucina, l’Unione Nazionale dei Cantieri e delle Industrie Nautiche e Affini. “Ucina non presta alcuna attenzione all’innovazione” sostenevano allora, definendo “assurdo” che la presidenza fosse stata affidata a un dipendente di un gruppo francese, il gruppo Beneteau, diretto concorrente del made in Italy. I 15 marchi fuoriusciti allora furono Apreamare, Azimut Benetti, Baglietto, Cantiere delle Marche, Cantieri di Sarnico, Colombo, Gruppo Ferretti, Maltese, Mase Generators, Mondomarine e cantieri di Pisa, Opem Sistemi, Perini, Picchiotti, Tecnopool, Viareggio Superyacht, Vismara Marine.
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