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Nelli (Gestione Bacini) chiede nuovi spazi nel porto di Livorno per crescere

Il cantiere livornese ha visto il fatturato crescere oltre 8 milioni ma la produzione frammentata su quattro stabilimenti rende il lavoro non ottimale

di Cinzia Garofoli
24 Maggio 2022
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Livorno – L’assegnazione della concessione dei compendio dei bacini di carenaggio del porto di Livorno al gruppo Azimut-Benetti è stata firmata a inizio maggio ma Gestione Bacini Spa aspetta ancora di conoscere quale sarà il suo destino.

Sull’argomento vuole tornare con SUPER YACHT 24 l’amministratore delegato Fabrizio Nelli che guida un gruppo di 30 aziende del settore refit costituitosi nel 2009 in Società per azioni al fine proprio di concorrere a una delle gare pubbliche più travagliate e controverse dello scalo labronico. Nelli ha un background importante di consulenza nelle riparazioni navali nella sezione service di Benetti e prima ancora con Fincantieri, ex cantiere Orlando.

 

Gestione Bacini Spa dall’inizio della sua attività lavora usufruendo delle strutture dello storico cantiere Orlando, poi cedute ad Azimut/Benetti che tuttora le occupa. Come è nata la collaborazione tra voi?

“Inizialmente da Azimut-Benetti eravamo visti come competitor nel campo del refit, ma nel tempo e con il dialogo abbiamo cercato di trovare un giusto equilibrio per poter dare alla città qualcosa di concreto: vale a dire mantenere l’attività della riparazione navale e dare slancio allo yachting sul refit e anche nella costruzione. Da qui avevamo stretto un accordo con Azimut-Benetti e abbiamo lavorato alle riparazioni pagando gli affitti dei bacini; la collaborazione si è poi estesa con loro anche nelle attività di costruzione con l’allestimento di uno yacht per la parte meccanica e la realizzazione di quattro sovrastrutture. Negli anni, anche per il cambiamento del management Azimut – Benetti, abbiamo ripetutamente rinegoziato gli accordi per lavorare nel bacino.”

Adesso, alla luce della recente assegnazione a loro del bacino in concessione, quali sono gli accordi?

“Il bando prevedeva che si dovesse mantenere il settore delle riparazioni navali e infatti nel presentare la domanda Azimut Benetti aveva citato la Gestione Bacini Spa come collaboratore a tutti gli effetti. Attualmente siamo un po’ perplessi perché, dal momento che la concessione è stata loro affidata, si cominciano a rivedere questi accordi e non sappiamo francamente cosa succederà perché ci sono pressioni da tutte le parti. Lusben, il reparto refit di Azimut-Benetti, in un recente colloquio ci ha chiesto un po’ di tempo per valutare la situazione per poi discuterne.

L’accordo era stato formalizzato in modo blando, era in pratica un gentlemen agreement, ma considerando che l’80% delle imbarcazioni che entrano nel bacino Mediterraneo di 180 metri x 32 sono portate da noi come Gestione Bacini tutto ci faceva presupporre un trattamento adeguato. I rapporti con Azimut-Benetti sono buoni però stiamo aspettando delle garanzie da parte dell’Autorità di sistema portuale, alla quale abbiamo espresso con chiarezza le nostre necessità.”

Quali sono queste necessità?

“Il boom della nautica ha portato il nostro fatturato da 5 milioni di euro nel 2020 a oltre 8 milioni nel 2021; un aumento dovuto per lo più all’attività delle nuove costruzioni sia per Azimut-Benetti sia per il cantiere Sanlorenzo. Nonostante gli spazi e il bacino di proprietà di 100 x 20 metri derivato dal nostro acquisto nel 2016 del Cantiere Salvadori, per ottemperare a tutti gli impegni presi abbiamo dovuto prendere un capannone a Viareggio e così ci troviamo a lavorare su Livorno, Viareggio, Spezia e Massa. Questo rende il lavoro troppo dispersivo. Perciò abbiamo chiesto alle autorità livornesi di aiutarci in questo senso dandoci degli spazi in più anche per poter allestire un capannone con un’altezza adeguata dato che oggi siamo costretti in alcuni casi a lavorare all’esterno.”

Avete già individuato degli spazi precisi da chiedere in concessione?

“Abbiamo chiesto all’Autorità portuale di poter utilizzare l’area demaniale limitrofa alla parte esterna del nostro cantiere e di capire se ci sono altre concessioni in porto che non sono sfruttate al 100% per eventualmente entrarvi nel rispetto di chi attualmente le occupa: siamo pronti ad assumere tutto il personale o a fare una joint venture insieme perché non vogliamo togliere possibilità e diritti a nessuno. Abbiamo bisogno anche di uno specchio d’acqua dove poter completare le nostre attività. Per le piccole dimensioni delle navi commerciali abbiamo avuto massima collaborazione dalla port authority. Ma per quanto riguarda gli yacht ci vogliono banchine adeguate, più attrezzate, più protette e con più servizi, che a Livorno esistono solo da Lusben, oppure a Viareggio, dove ci sono banchine pubbliche attrezzate che l’Autorità portuale affida di volta in volta.”

Quando vi aspettate una risposta dall’Autorità di sistema portuale livornese?

“Ci aspettiamo una risposta a breve, il presidente Luciano Guerrieri si è insediato oltre un anno fa ed è ormai aggiornato su tutti gli aspetti della questione insieme ai suoi collaboratori; il problema lo abbiamo presentato ed è stato recepito. Aspettiamo di sapere quali saranno le decisioni. Dopodiché se ci sarà data una risposta positiva potremo proseguire in questa fase di crescita altrimenti dovremo ridimensionarci tornando all’attività di due anni fa limitata alla riparazione e al piccolo refit.

Tutto quello che abbiamo potuto fare con le nostre possibilità lo abbiamo fatto: partendo da zero siamo riusciti a comprare un cantiere dopo pochi anni e a ristrutturarlo con lavori importanti, autofinanziandoci, i nostri soci hanno rinunciato agli utili per investire e stiamo ancora investendo. Da poco abbiamo comprato una gru semovente da 70 tonnellate e una cella area; infine il nostro gruppo è strutturato in termini di competenze per gestire completamente un progetto fino alla parte finale, che sia di costruzione o di riparazione di yacht, così come oggi chiedono i cantieri.”

Per il bacino di carenaggio grande in muratura (quello di 350 metri), che progetti ci sono?

“Da quello che apprendiamo (dalla gara) sembra che il bacino debba essere rimesso nella funzionalità per cui è nato, ma sull’attività che vi si dovrà svolgere sorgono perplessità in quanto essendo situato nel contesto di un cantiere di yacht il poterlo utilizzare per il refit di navi mercantili o magari petroliere ci sembra poco attuabile. Anche per questo a suo tempo, capendo la situazione, avevamo cercato un compromesso per mantenere tutte e due le attività e possiamo dire ad oggi di esserci riusciti.”

Gestione Bacini è associata a Cna: perché non siete in Confindustria essendo voi una Spa?

“Al tempo infatti chiedemmo di entrare in Confindustria, tra l’altro diverse aziende del nostro gruppo ne erano già parte, ma ci dissero di no, immagino per il contrasto in corso in quella fase con Azimut-Benetti, a quel tempo loro associato. Ultimamente siamo stati in effetti avvicinati da Confindustria ma siamo rimasti fedeli a Cna.”

Crede che la nautica dovrebbe essere maggiormente rappresentata e supportata per fruire al massimo di questo momento favorevole?

“In effetti sono meravigliato che nell’organismo di partenariato dell’Autorità di sistema portuale non ci sia una rappresentanza specifica del comparto nautica; se pensiamo poi a tutto quello che è successo in questi anni: dalla faccenda del cantiere Orlando a seguire. Sul tema dei bacini doveva esserci una rappresentanza: si discute da anni di questo argomento senza che ci sia un rappresentante, mi sembra assurdo.”

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