L’Ue include il diporto nella sua politica di decarbonizzazione della filiera marittima
Il Piano di Investimenti per i Trasporti Sostenibili (Stip) appena varato riconosce le sfide del settore e mobilita miliardi per i carburanti puliti. Il commento di Lorenzo Pollicardo
La Commissione Europea ha pubblicato il suo Piano di Investimenti per i Trasporti Sostenibili (Stip) e per la prima volta, includendo nella filiera marittima in modo esplicito anche la nautica da diporto (Recretional Craft), segna un momento storico stabilendo un approccio di decarbonizzazione tecnologicamente neutrale per tutte le modalità di trasporto. L’inclusione del comparto è un riconoscimento ufficiale: il settore del diporto deve affrontare sfide specifiche nell’adozione di sistemi di propulsione puliti e combustibili rinnovabili. Il piano della Commissione spiega che, analogamente al settore marittimo commerciale, si sta valutando “un’ampia gamma di possibili alternative ai combustibili fossili”. Lo Stip suggerisce che, in assenza di obiettivi vincolanti immediati, il diporto possa muoversi progressivamente verso soluzioni come l’Olio Vegetale Idrotrattato (Hvo), i carburanti elettrici, il metanolo verde e l’idrogeno.
Per sostenere questa transizione, lo Stip mobiliterà un’ingente quantità di risorse. La Commissione Europea prevede di stanziare 2,9 miliardi di euro di finanziamenti Ue entro il 2027, con l’obiettivo ambizioso di catalizzare oltre 100 miliardi di euro di investimenti totali entro il 2035.
Questi fondi saranno diretti non solo al trasporto pesante, ma anche a supportare la nautica attraverso lo sviluppo di tecnologie ibride ed elettriche, la modernizzazione delle infrastrutture portuali con un’attenzione specifica all’adeguamento dei marina, e la creazione di sistemi di certificazione, tracciabilità del carburante e meccanismi di richiesta (book-and-claim) per facilitare l’adozione di carburanti rinnovabili anche tra gli operatori più piccoli. A riprova dell’impegno, la Commissione mobiliterà specificamente 293 milioni di euro per progetti relativi al carburante per uso marittimo nell’ambito del Fondo per l’innovazione.
“L’inclusione formale dello yachting è un ottimo provvedimento che riconosce una verità tecnica fondamentale: l’approccio “One size doesn’t fit all” nella decarbonizzazione marittima. “ ha commentato a SUPER YACHT 24 Lorenzo Pollicardo, direttore Tecnico e Ambientale presso la Superyacht Builders Association (SYBAss), “Riconoscere lo yachting come settore strategico permette all’Ue di sostenere finanziariamente la ricerca di soluzioni innovative e adeguate a questo segmento come Hvo, metanolo e propulsione elettrica, escludendo al contempo alternative meno appropriate come l’ammoniaca. Questa azione dimostra, inoltre, che “l’Unione Europea non si ferma”. Lo Stip agisce in un contesto di forte incertezza internazionale, successiva al ritardo di un anno nell’adozione del Net Zero Framework da parte dell’Imo. L’Ue sfrutta questo periodo di stallo globale per spingere sullo sviluppo tecnologico offrendo contributi economici per l’innovazione della flotta.” Continua Pollicardo: “Un elemento di particolare lungimiranza è il sostegno alla supply chain, in particolare ai marina: il contributo economico alla ricerca incentiva gli operatori portuali a investire in nuove infrastrutture di rifornimento, come serbatoi per carburanti alternativi, colonnine elettriche ad alto amperaggio, alleggerendo il rischio dovuto all’assenza di una chiara domanda di mercato attuale.”
Nonostante l’iniezione di fondi, Pollicardo comunque sottolinea che il fallimento – temporaneo – dell’adozione Imo, ha causato una frammentazione delle norme: “Un fenomeno che, come sostiene l’ammiraglio Andrea Conte, direttore FFAA, esperto in sicurezza e protezione marittima ed ex rappresentante Imo, si è già evidenziato come dannoso per due ragioni: la mancanza di standard globali certi crea incertezza per gli investitori. Un armatore che deve ordinare una nuova nave è messo di fronte al dilemma se investire in propulsioni innovative più costose o mantenere la tecnologia tradizionale in attesa di una regolamentazione definitiva. La frammentazione delle regole comporta poi che gli armatori sotto bandiera europea debbano rispettare standard ambientali che i concorrenti extra-Ue possono ignorare. Questo crea un gap competitivo che, se non risolto da un futuro allineamento Imo, rischia di penalizzare gli imprenditori del continente.”.
In conclusione, lo Stip lancia un doppio messaggio: l’Unione Europea agisce come driver di innovazione nel diporto (e non solo), ma la sua azione resta una soluzione tampone. Il pieno successo della transizione richiederà necessariamente una risoluzione a livello globale per eliminare l’incertezza normativa e proteggere la competitività del settore marittimo europeo.
C.G.
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