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Lorenza Guerra Seràgnoli: “Il mare è la mia casa; la vela la mia passione”

Dalla tradizione familiare alla gestione attenta e appassionata di una moderna barca a vela: l’armatrice racconta la sua esperienza tra regate emozionanti, vacanze in rada, selezione dell’equipaggio e sogni futuri

di Alberto Mariotti
24 Ottobre 2025
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Seragnoli (2)

L’intervista che segue è la terza di una serie condotte in collaborazione con AssoYacht, associazione che rappresenta gli interessi dei proprietari o armatori di unità da diporto. Livio Cossutti (AssoYacht International), Giovanna Vitelli, Lorenza Guerra Seràgnoli, Simonetta Vecoli, Elio Serra, Gabriella Pantani, Andrea Ruscica, Italo Fontana, Dario Castiglia e Fulvia Codecasa sono tra gli armatori associati ad AssoYacht che hanno deciso di raccontare (e condividere) le loro storie di vita e la loro passione per il mare insieme a SUPER YACHT 24 e all’interno del primo numero dell’AssoYachtMAG.

Tra le imbarcazioni a vela più affascinanti e all’avanguardia spicca quella armata dalla famiglia Guerra Seràgnoli, oggi affidata alla nuova generazione, con Lorenza in
prima linea accanto al fratello. Siamo saliti a bordo per raccogliere il punto di vista di Lorenza: non solo sull’uso che ne fa durante le vacanze, ma anche sugli
aspetti più tecnici e operativi.

Come nasce la sua passione per il mare e le barche?

“È una passione trasmessa dalla famiglia, mio nonno aveva già una barca a motore sulla quale sono cresciuta e che ancora oggi custodiamo con cura. Per noi la barca è la casa al mare di tutta la famiglia, la meta d’elezione delle vacanze. Quando ero adolescente mamma mi mandava a bordo perché si sentiva tranquilla. Per me ha rappresentato anche un luogo di socializzazione e il mezzo che mi ha permesso di organizzare i primi viaggi da sola. Vivere in barca è sempre stato naturale.”

Come è arrivata la barca a vela?

“Mia madre ha una forte passione ma abbiamo sempre avuto una barca a motore; quindi, ad un certo punto insieme a mio fratello ha deciso di prenderne una a vela seguendone il progetto fin dalla costruzione. Una volta messa in acqua ci siamo appassionati alle regate, attività che ha acceso la passione per la vela anche in me. E così, ho iniziato a seguire io tutta la loro organizzazione, timonando anche la barca durante gli eventi.”

Qual è stata la regata più emozionante?

“Direi Les Voiles de Saint-Tropez: un luogo suggestivo, con il porto riservato per l’occasione e le barche storiche protagoniste della scena. Anche regatare a Palma di Maiorca, alle Isole Baleari, è affascinante, soprattutto per il contesto. La mia prima volta è stata alla Maxi Yacht Rolex Cup di Porto Cervo, in Sardegna.”

Regata ancora oggi?

“Dopo una forte passione che mi ha portato a comprare un X-35 di X-Yachts con cui ho partecipato ad alcune edizioni del Campionato invernale di Riva di Traiano mi sono un po’ allontanata dal mondo race. Però, durante la scorsa Coppa America siamo rimasti a Barcellona per qualche mese, partecipando ad alcune regate a vele bianche e mi è tornata la voglia. Ma al momento preferiamo goderci la barca per le vacanze estive.”

Ai suoi figli piace?

“Sì, il più grande ha 14 anni e presto inizierà a voler stare da solo, penso che l’anno prossimo sarà bello per lui trascorrere qualche weekend a bordo da solo con i suoi amici, e io sono tranquilla perché è seguito dall’equipaggio. Succede anche che in estate io abbia bisogno di tornare a lavorare lasciando i miei figli in barca.”

Avete fatto navigazioni d’altura?

“Non abbiamo mai fatto lunghe traversate. Un anno l’abbiamo spedita ai Caraibi con un cargo e abbiamo navigato in quelle zone ma senza mai fare navigazioni impegnative. Mi è capitato di navigare tra l’isola d’Elba e la Sardegna o la Corsica, arrivare fino a Ponza, Capri, le Eolie e una volta fino in Grecia. Ma sempre rimanendo in Mediterraneo.”

Ha mai pensato di vivere in barca?

“Sì, quando è nato il primo figlio mi sarebbe piaciuto trasferire la barca a Barcellona e vivere lì anche in inverno. Ora non riesco, magari tra una decina d’anni potrei valutare di farlo.”

Ha un luogo del cuore?

“In passato è stato l’isola di Ponza, da piccola andavo sempre lì. Oggi se devo rilassarmi vado alle Isole Baleari. Mi piacciono molto, sia in mare sia a terra dove vado spesso con i bambini portandoli in spiaggia. Anche le Eolie sono stupende.”

E uno ancora da scoprire?

“Mi piacerebbe andare verso Mykonos e quella parte di Grecia che ancora non conosco, meravigliosa ma ventosa, uno dei motivi per i quali non siamo ancora
riusciti a organizzare.”

Le piace rimanere ancorata in rada?

“Sì, mi piace moltissimo: svegliarmi con il mare intorno, sia al mattino che alla sera. Ogni tanto fa piacere anche uscire o entrare in porto e fare una passeggiata, ma la situazione che preferisco è senz’altro stare in rada. E ovviamente piace anche ai bambini, che ormai hanno fatto loro le nostre abitudini.”

Preferisce la vela o il motore?

“Non ho una vera e propria preferenza, mi piacciono entrambi. Le nostre due barche sono diverse e, a seconda delle circostanze, capita che una risulti più comoda dell’altra.”

Prima di quella attuale ha avuto altre barche a vela?

“No, questa è la prima e la scintilla iniziale è partita dalla passione di mia madre e di mio fratello che hanno deciso di fare il grande salto dalla barca a motore di famiglia a questa, che ha dimensioni sicuramente più impegnative e un contatto ravvicinato con il mare.”

Che rapporto ha con l’equipaggio?

“Nonostante gli ampi spazi esterni, sottocoperta la barca non è grandissima e c’è sempre un contatto stretto con i membri della crew. Di solito chi lavora con noi resta a lungo e questo è un bene: noi viviamo la barca come parte della famiglia ed essere circondati sempre dalle stesse persone è importante per potersi sentire “a casa”. Ognuno
di noi si impegna personalmente nel consolidare i rapporti con l’equipaggio: organizziamo attività anche al di fuori della barca e quando ci sono i cambi tra me, mio fratello e mamma cerchiamo di lasciare all’equipaggio un po’ di riposo cosicché possano avere modo e tempo per adattarsi alle diverse impostazioni del servizio.”

Quali sono state le dinamiche nella selezione dell’equipaggio?

“A me piace che a bordo ci sia un allineamento su alcune piccole ma importanti regole condivise. Ho seguito personalmente la scelta del comandante, che è cambiato dopo tanti anni. Sugli altri ruoli più tecnici non intervengo: il macchinista, che è un ruolo cruciale, è stato scelto dal comandante. Il primo ufficiale è un ruolo che invece mi interessa perché ha a che fare con i miei figli ed è lui che ci accompagna in spiaggia trascorrendo la giornata con noi. L’ha scelto il comandante, ne ha parlato bene e mi
sono fidata. Proviamo lo chef perché è una questione di gusto e bisogna capire se il suo stile piace. Ho inoltre scelto io la prima hostess mentre comandante e primo ufficiale hanno scelto la seconda.”

Quali sono le sue regole più importanti a bordo?

“Vietato fumare in presenza degli ospitie attenzione all’alcol. Poi sono la prima a organizzare un brindisi tutti insieme quando serve. Inoltre la nostra è una flotta di quattro imbarcazioni che comprende anche i tender e mi piace che ci sia condivisione sugli spostamenti di barche ed equipaggio, su eventuali lavori da fare e dove o con chi farli. Le
regole a bordo le danno i comandanti, come dicevo a me piace ci sia un’impostazione generale e un certo livello di formalità anche a livello di divise e fare attenzione ai rumori nei vari momenti della giornata.”

Esistono complicazioni nei rapporti?

“Gli equipaggi fanno una vita fuori dal normale, a volte sono un po’ alienati dal mondo ordinario e può accadere di perderlo di vista e questo è frustrante. È importante avere il buonsenso di capire come comportarsi senza dare nulla per scontato e avendo rispetto delle cose altrui, anche del denaro.”

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