Tummolo (Saim Marine): “I pod SeaDrive salvano spazio in sala macchine e sono facili da usare”
L’azienda distribuisce i pod norvegesi disponibili in tre taglie di potenza. Il sales manager racconta i vantaggi del sistema

Tra i tanti accessori distribuiti da Saim Marine ci sono anche i motori elettrici sviluppati e prodotti dall’azienda norvegese SeaDrive, che si adattano tanto alle barche a motore quanto a quella vela. SUPER YACHT 24 ne ha parlato con Roberto Tummolo, sales manager della divisione Marine dell’azienda lombarda: “Nel nostro catalogo abbiamo i motori di SeaDrive, un sistema di propulsione elettrica composto da un pod azimutale che arriva, per il momento, ad un massimo di 20 kW di potenza. La sua caratteristica principale è che sia la trasmissione meccanica sia il motore sono all’interno del pod stesso, quindi non si perde spazio in sala macchine. Il pod viene flangiato a scafo e collegato ad una scatola per la componente elettronica. Il tutto è rimandato in plancia tramite dei cavi in Can Bus dove un joystick permette il governo del motore”.
Quali sono i punti di forza del sistema?
“Sono tre i punti principali della soluzione sviluppata da SeaDrive: Il fatto che sia tutto compreso al loro interno, senza occupare altro spazio nel vano motori se non per l’elettronica – di fatto non li fa nessuno – e che i pod possano essere azimutali, ovvero ruotare a 360°, oltre che fissi. Un’altra caratteristica è che sull’imbarcazione si possono montare fino a quattro Pod integrati in un solo Joystick e gestibili in maniera integrata e coordinata dando così l’opportunità di una manovrabilità unica”.
Quali sono le taglie di potenza?
“L’offerta oggi è composta da tre pod con potenze da 7, 15 e 20 kW. Il primo è adatto a barche tra 7 e 9 metri, il secondo e il terzo possono andare su barche fino a circa 12 metri, ma quello da 20 kW può raggiungere velocità maggiori, mentre l’autonomia di navigazione dipende dal pacco batterie installato a bordo. L’azienda è già all’opera con lo sviluppo di potenze fino a 50kW”.
Avete collaborazioni con qualche cantiere?
“Stiamo lavorando con un armatore di Venezia che vorrebbe mettere due pod da 20 kW su un luxury taxi pensato per il periodo del Festival del cinema. In generale i cantieri ad oggi si concentrano su queste applicazioni solo se c’è una specifica richiesta del cliente o per progetti speciali. Inoltre l’Italia continua a procrastinare la chiusura delle aree marine e di conseguenza i diportisti non sono ancora obbligati a adottare la propulsione elettrica e questo è un ostacolo alla sua diffusione. E inoltre scarseggiano ancora le condizioni normative”.
Quale futuro vede per questa tecnologia?
“A differenza del settore automotive la nautica ha il problema sostanziale di non poter avere stazioni di ricarica in mezzo al mare e partendo da questo primo ostacolo vedo un’evoluzione simile a quella dell’auto in termini di logiche ma più contenuta in termini di numeri. Con le normative odierne avremo qualche applicazione probabilmente dovuta più ad aspetti legati al marketing e alla comunicazione che a un vero e reale interesse per la sostenibilità. Sicuramente l’elettrico sarà una delle tecnologie che aiuterà la transizione alla mobilità sostenibile in generale, ma non sarà l’unica”.
Un esempio?
“Con il tempo si svilupperanno anche l’idrogeno e i nuovi carburanti Hvo e proprio su questi ultimi rimango sempre stupito come si punti di più a sviluppare tecnologie integrate tra generatori, idrogeno, fuel cell ancora complesse e non far funzionare, da subito, motori e generatori con questi carburanti che già esistono e permettono un risparmio drastico di emissioni. Quindi l’elettrico sarà una delle modalità di propulsione che avremo in futuro ma la transizione è lunghissima”.
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