La Corte Suprema del Regno Unito conferma il sequestro del superyacht “Phi”
La sentenza rafforza il regime di sanzioni del governo britannico per esercitare pressioni sulla Federazione russa

La Corte Suprema del Regno Unito ha emesso oggi, 29 luglio, la sentenza attesa sulla questione della detenzione del mega yacht Phi, sequestrato dal governo britannico nel 2022 con l’applicazione del regime di sanzioni messo in atto per esercitare pressioni sulla Federazione russa affinché ponga fine alla sua guerra di aggressione contro l’Ucraina.
La sentenza rafforza il regime di sanzioni britannico, confermando la detenzione del mega yacht “Phi”. La decisione, presa all’unanimità, ha respinto il ricorso presentato da Dalston Projects Ltd, la società proprietaria dello yacht, che ne contestava il sequestro.
Il “Phi” è fermo nei London Docks dal marzo 2022, a seguito di una decisione del Segretario di Stato per i Trasporti. Il suo ultimo beneficiario, Sergei Naumenko, aveva lamentato che il blocco dell’imbarcazione gli impediva di generare un importante reddito dal noleggio durante le stagioni nel Mediterraneo. Il ricorso di Dalston Projects si basava sull’accusa di un’interferenza sproporzionata con i diritti di proprietà, garantiti dall’articolo 1 del Primo Protocollo alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
La Corte Suprema ha confermato le precedenti decisioni dei tribunali di primo grado e d’appello, che avevano già respinto il ricorso con le seguenti motivazioni: la Corte ha riaffermato che le sanzioni perseguono un obiettivo legittimo e vitale che è quello di limitare e scoraggiare l’aggressione russa in Ucraina, considerata una grave violazione del diritto internazionale. È stato stabilito che la detenzione del “Phi” ha una chiara connessione razionale con questo obiettivo. Il mancato guadagno derivante dal noleggio dello yacht e la privazione di un bene di prestigio possono plausibilmente indurre il proprietario a un certo malcontento verso il regime russo, contribuendo così, seppur indirettamente, alle pressioni internazionali. Altra motivazione riguarda la valutazione della proporzionalità: la Corte ha condotto una propria valutazione della proporzionalità delle misure, ritenendo che sia stato raggiunto un “equilibrio equo”. Sebbene al proprietario sia impedito l’uso del bene di lusso, non è stato dimostrato che ciò influisca significativamente sul suo stile di vita primario, né che egli non possa sostenere i costi di mantenimento dell’imbarcazione. È stato inoltre sottolineato che esistono già procedure, gestite dall’Ofsi (Office of Financial Sanctions Implementation), per autorizzare eccezioni. Infine la Corte ha riconosciuto che i Segretari di Stato hanno una competenza istituzionale superiore per valutare questioni di sicurezza nazionale e la condotta delle relazioni internazionali del Regno Unito, inclusa l’efficacia delle sanzioni. Per questo motivo, è stato loro accordato un ampio margine di apprezzamento nella decisione di adottare misure per contenere le azioni della Russia.
L’odierna sentenza della Corte Suprema ha quindi sottolineato la legittimità e la proporzionalità delle azioni del governo britannico nell’applicazione del regime di sanzioni, confermando la detenzione del superyacht di 59 metri “Phi” come parte di una strategia più ampia volta a esercitare pressione sulla federazione russa.
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