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Paolo Dose (Vdy): “Oltre il design con Atlante Yachts”

L’approccio innovativo per realizzare la ‘barca dei sogni’ dell’armatore tra selezione globale dei cantieri ed equilibrio tra estetica e funzionalità

di Cinzia Garofoli
26 Giugno 2025
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Trieste – Paolo Dose, yacht designer fondatore dello studio Vyd, offre a SUPER YACHT 24 una panoramica approfondita sulla sua filosofia progettuale, le dinamiche del mercato e le future tendenze del settore. Al centro della discussione, il progetto Atlante Yachts: un’iniziativa che ha un innovativo approccio alla costruzione di superyacht semi-custom.

Dose il progetto Atlante Yachts, che ha recentemente portato al varo del suo primo superyacht, potrebbe essere definito come un nuovo modello di collaborazione nel semi-custom. Come si sviluppa e quali vantaggi presenta?

“Atlante Yachts nasce dalla mia ultra ventennale esperienza nel design nautico, maturata comprendendo a fondo le sfide che gli armatori affrontano nel concretizzare la loro “barca dei sogni”. La vera innovazione che Atlante introduce nel settore è la sua natura unica: non siamo un semplice studio di design, bensì un “team” che supervisiona l’intero processo, dall’ideazione alla consegna dello yacht. Agiamo come mediatori tra armatore e cantiere. Il nostro modello è concepito per minimizzare attriti e contrasti, spesso economici, che possono emergere durante la costruzione. In questo modo, garantiamo che la visione originale dell’armatore non venga mai alterata da esigenze costruttive o ingegneristiche.

Il progetto, nato da una visione del nostro studio Vyd, si configura come un consorzio dinamico di professionisti e costruttori. Il team viene costruito su misura per le esigenze specifiche del cantiere e il tipo di yacht desiderato. Per il Classic 35M, ad esempio, il team era composto da Mengi Yay Yacht Shipyard come costruttore, da Vyd Studio per gli esterni e interni, da Fatih Dalkiran at Turkish Maritime Consultancy designer per la progettazione e gestione della produzione, dal broker Mark Seaton e dallo studio Arrabito Naval Architecture per l’architettura navale.
L’obiettivo è creare pacchetti semi-custom “bloccati”, selezionando i migliori componenti sul mercato (motori, stabilizzatori, forniture di interni) ed offrire così prodotti oggettivamente eccellenti in termini tecnici, stilistici e finanziari, andando oltre gli interessi di parte.

Per la selezione del cantiere, puntiamo a individuare il meglio sul mercato globale, basandoci sulle esigenze e sul budget del cliente, includendo la ricerca di cantieri emergenti capaci di offrire un’eccezionale qualità-prezzo e caratteristiche “outstanding”, evitando i costi proibitivi dei grandi marchi consolidati.
La piena realizzazione di questa visione richiede che l’armatore condivida l’impegno finanziario necessario, assicurando un margine operativo che renda il progetto attrattivo e sostenibile per il cantiere.”

Basandosi sulla sua esperienza con i cantieri turchi, come si posizionano in termini di qualità rispetto ai cantieri italiani, tradizionalmente considerati superiori?

“In passato la Turchia è stata associata a costi inferiori e a una qualità percepita come meno elevata, ma negli ultimi anni si è assistito a un livellamento qualitativo. Cantieri turchi come Bilgin, Alia, Mengi Yay e Turquoise sono ora considerati al pari dei più famosi cantieri italiani, se non ritenuti superiori in termini di qualità.
La differenza di prezzo, con l’inflazione attuale, si è ridotta a un 5-10%, ma la Turchia mantiene un vantaggio importante nella costruzione di custom yacht sotto le 500 Gt: in Italia, i cantieri di grandi dimensioni, come Benetti o Sanlorenzo, tendono a concentrarsi su produzioni in serie o semi-custom di dimensioni maggiori, mostrando meno interesse per i custom più piccoli, che richiedono un approccio più sartoriale e un rapporto più diretto con l’armatore. Lavoro da molti anni con Mengi Yay ed è stato scelto come cantiere per il primo Atlante Yachts proprio per la sua affidabilità, per la sua disponibilità alla customizzazione anche su barche più piccole e per il rapporto personale consolidato.
Riterrei comunque interessante una ripresa dell’attività dei cantieri italiani di “micro-produzione” o “artigianali”, capaci di dedicarsi a una o due unità all’anno, per ripristinare la tradizione e la qualità italiana nel segmento custom, dove il rapporto umano con l’armatore è fondamentale.”

Lei si è formato nella sua professione con le figure più prestigiose del settore a livello mondiale: come descriverebbe la sua filosofia di design?

“Potrei riassumerla in un equilibrio tra massima creatività nella fase di concept e forte pragmatismo nella realizzazione. L’inizio di ogni progetto è caratterizzato dalla massima libertà creativa, che ammette anche idee “folli”, che vengono poi gradualmente adattate alla fattibilità tecnica. L’obiettivo è quello di esplorare nuove soluzioni innovative, come immaginare terrazze in zone complesse, e trovare il modo di renderle realizzabili con il supporto di ingegneri navali di alto livello. Il nostro studio, Vyd, riflette questa filosofia. E’ fondamentale portare a termine il progetto comprendendo le necessità costruttive. Proprio l’essermi formato al fianco di alcuni giganti del settore come Nuvolari, Team Heywood e Di Pilla, mi ha insegnato l’importanza di considerare tutti gli aspetti della costruzione fin dalle prime fasi.”

Quali tendenze e visioni si avvertono nel design di superyacht?

“La tendenza attuale è quella di massimizzare la lunghezza per rientrare nei 500 Gt; preferirei invece yacht più corti ma con spazi interni più funzionali e vivibili, anche superando il limite delle 500 Gt, se necessario, per ottenere ambienti più adeguati e un’esperienza a bordo superiore, nonostante i maggiori requisiti burocratici e di sicurezza richiesti.
Altro obiettivo è avere yacht più aperti, con passavanti sul main deck e un contatto più fluido tra interni ed esterni, che superino il concetto di “full beam” che può creare “gabbie” senza finestre. Progetti come il “Ducale” di Ocean King, del 2019, avevano già anticipato questa tendenza con ponti totalmente apribili.
La mentalità è cambiata anche per gli spazi dedicati all’equipaggio e per le sale macchine, che non sono più sacrificabili. Oggi una sala macchine ben progettata, ordinata e spaziosa, consente al personale tecnico di lavorare in serenità ed è vista come un plus funzionale e buon argomento di vendita.”

Mentre dal lato efficienza e sostenibilità quali soluzioni ritiene migliori?

“Efficienza e sostenibilità si possono raggiungere attraverso l’alluminio, che consente di ridurre i costi di navigazione e l’impatto ambientale. L’efficienza è raggiunta anche attraverso carene ottimizzate per la velocità di crociera (10-11 nodi), come quella progettata dallo Studio Arrabito per Atlante Yachts, che assicura ampi volumi interni, bassi consumi e stabilità.”

Quali sono le prossime frontiere per il design di yacht su cui state lavorando?

“Il nostro studio continua a collaborare con cantieri di rilievo come, tra gli altri, Ocean King, Mengi Yay e Heysea, sviluppando costantemente nuove unità e concept innovativi.
Una delle frontiere più affascinanti su cui ci stiamo concentrando riguarda i mega yacht destinati a ospitare più di 12 persone. Abbiamo già sviluppato un concept per un lussuoso mega yacht di 120-128 metri progettato per accogliere tra i 20 e i 30 ospiti, superando quindi il limite tradizionale. Questo tipo di progetto, che si avvicina alla tipologia delle navi da crociera di lusso, richiede sistemi di sicurezza molto più complessi e spazi tecnici dedicati, e rappresenta una vera e propria scommessa sia dal punto di vista estetico che funzionale.
L’obiettivo principale attuale è trovare un cantiere disposto a costruire un tale ‘prototipo’. È un progetto che a volte spaventa i costruttori per le cifre importanti che richiede e per la complessità che esige un prezzo di mercato equilibrato per renderlo sostenibile. Crediamo molto in questa visione di yacht che, pur mantenendo standard di lusso e comfort, possano accogliere un numero maggiore di ospiti per esperienze esclusive.”.

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