Il difficile rapporto tra lusso e sostenibilità nello yachting: il caso Jobs vs. Bezos
I due giganti della tecnologia offrono esempi contrastanti in questo tema sempre più dibattuto nel settore

Nel mondo dei superyacht, dove lusso e tecnologia si fondono, le decisioni sui materiali impiegati rappresentano un dibattito crescente sulla sostenibilità. Due giganti della tecnologia, Steve Jobs e Jeff Bezos, ci offrono esempi contrastanti che evidenziano le sfide e le opportunità in questo settore.
Un recente articolo della testata emiratina supercarBlondie.com ha portato alla luce un aneddoto rivelatore sul “Venus”, il superyacht di 78,2 metri varato nel 2012 da Feadship, frutto della visione del perfezionista Steve Jobs e del design di Philippe Starck. Secondo il giornale, Jobs insistette con il cantiere per l’inserimento di un “elemento raro” che, a posteriori, “finì per salvare il cantiere stesso da una costosa causa legale”.
Questo elemento era il legno di pioppo di alta qualità proveniente da León, una regione della Spagna. Jobs, supervisionando la creazione del suo yacht e attento al più piccolo dettaglio e all’utilizzo di materiali sostenibili, spinse perché questo legno venisse utilizzato per le strutture interne. Sebbene il sito di Feadship confermi che il ponte del “Venus” sia in teak, l’intenzione di Jobs di integrare il pioppo di León, apprezzato per le sue caratteristiche e per la rapida crescita, rappresentò all’epoca un’eccezione importante. Al tempo, molti yacht erano ancora rivestiti in teak, un materiale controverso per le sue implicazioni ambientali ed etiche. L’attenzione di Jobs alla sostenibilità, quindi, potenzialmente evitò al cantiere future complicazioni legali o sanzioni simili a quelle subite da altri nel settore.
In contrasto è invece il caso del “Koru”, il gigantesco sailing yacht di 126 metri di proprietà del miliardario Jeff Bezos, costruito dal cantiere olandese Oceanco e consegnato nel 2023, che peraltro sarà teatro del matrimonio-evento del fondatore di Amazon (e non solo) con la giornalista Lauren Sanchez, che si svolgerà a Venezia tra il 24 e il 26 giugno prossimi.
Oceanco è stata colpita da una multa di 158.000 dollari per aver utilizzato teak (non solo sui ponti) in fase di costruzione del megayacht. Questa pratica si scontrava direttamente con le normative europee sul legname, che avevano già dichiarato illegale l’impiego di tale materiale a causa delle sue origini controverse legate a deforestazione e problemi etici. L’episodio ha gettato un’ombra sulla dichiarata attenzione alla sostenibilità del veliero di Bezos.
Due casi, quelli del “Venus” e del “Koru” che mettono in risalto il complesso equilibrio che l’industria dello yachting deve affrontare tra l’aspirazione al lusso e l’urgenza di abbracciare pratiche più sostenibili.
Mentre il settore cerca di adattarsi a normative più severe e a una crescente consapevolezza ambientale, le scelte dei materiali rimangono un punto critico. La lungimiranza di Jobs nell’integrare materiali alternativi e sostenibili, anche se parzialmente, mostra una strada percorribile. D’altra parte, la multa inflitta a Oceanco serve da monito per l’intero settore: la conformità etica e ambientale non è più un’opzione, ma una necessità per mantenere la reputazione e la legittimità nel mercato globale.
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