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Cipriani: “Sostenibilità e sicurezza oggi contano più di lusso e design”

Il designer, membro della giuria del premio Dame al Mets, spiega i trend di un mercato molto dinamico: “La nautica ormai evolve più rapidamente del settore automotive”

di RICCARDO MASNATA
5 Dicembre 2024
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Amsterdam – Il palcoscenico è prestigioso, quello dell’area del Dame Design Awards del Mets. L’interlocutore qualificato, visto che parliamo dell’unico membro italiano della giuria del premio, formata da undici esperti internazionali. I toni rilassati ma i concetti espressi sono spesso decisi e non banali.

La chiacchierata di SUPER YACHT 24 con Davide Cipriani, presidente di Centrostiledesign, yacht designer e imprenditore, non può che partire dall’edizione 2024 del Dame, un riconoscimento sempre più importante per le aziende che innovano e che trovano un’ottima visibilità nel contesto di un evento ormai gigantesco come il Mets che, con quasi 1.600 espositori e più di 31 mila visitatori in soli tre giorni di esposizione, rischia di diventare dispersivo per chi non pianifica la visita in maniera “mirata”.

Eppure, è la prima osservazione, le aziende italiane, che pure sono sempre presenti massicciamente al Mets e con molti prodotti e novità di alto livello, forse non ne hanno capito appieno le potenzialità: quest’anno nessun premio (un vincitore assoluto + nove vincitori di categoria) è andato in Italia, che pure ha portato dieci prodotti in nomination.

“È vero. C’è da dire che in passato diverse nostre aziende hanno vinto premi anche importanti al Dame, ma in questa edizione la loro presenza è stata in tono un po’ minore. Forse è il caso di ricordare loro che il premio è un’ottima occasione per la promozione di prodotti o servizi innovativi: anche solo una nomination può garantire un ritorno importante. La partecipazione ha un costo, tutto sommato modesto, ma si ammortizza facilmente: va considerato come un piccolo investimento”, esordisce Cipriani.

Quante sono state le candidature e cosa è più ‘premiante’ per le aziende? Cosa valorizza maggiormente la giuria?

“Quest’anno le candidature sono state più di 200. L’attenzione negli ultimi anni si sta spostando sempre più dalle tematiche di lusso e design, un tempo predominanti, a quelle legate alla sostenibilità e sicurezza. Non a caso quest’anno il vincitore assoluto del Dame è stato un innovativo giubbotto di salvataggio”.

È un trend più generale di tutta la nautica?

“La sensibilità è decisamente cambiata, sia da parte dei cantieri che degli armatori. Negli yacht si guarda meno all’effimero e più alla concretezza, meno alle prestazioni e più al confort a bordo.”

Apriamo un po’ lo sguardo, Centrostiledesign lavora molto anche nel settore automotive. Che differenze ci sono fra i due mondi?

“Cerchiamo di mantenere una visione olistica, visto che noi ci occupiamo sia della parte di design sia della parte di engineering, ma l’auto è sempre stata una nostra fonte di ispirazione. Devo dire che per quanto riguarda il design puro ultimamente la nautica si sta dimostrando molto più vivace del settore automobilistico, dove ho l’impressione che ci si sia un po’ fermati”.

Altri yacht designer si stanno muovendo per allargare la propria offerta di servizi ai cantieri, oltre al design “puro”.

“Sì, la tendenza per molti studi di design ultimamente è quella di stringere accordi con altre realtà di tipo ingegneristico, ampliando servizi e competenze, ma restando indipendenti. Noi invece gestiamo tutto in-house: oggi siamo in 40, divisi in quattro reparti, e il peso della nautica sta crescendo sempre di più”.

Come chiuderete l’anno e cosa vi aspettate dal 2025?

“Quest’anno Centrostiledesign arriverà a circa 4,5 milioni a livello di gruppo, sostanzialmente in linea con l’anno scorso. Le previsioni per l’anno prossimo sono ottime, ci aspettiamo una grande partenza del 2025 perché nel mercato c’è una grande corsa a creare modelli nuovi”.

Voi lavorate con aziende come Azimut-Benetti, Sunseeker ecc: cosa chiedono oggi i cantieri?

“Va premesso che ormai l’offerta di superyacht sul mercato è ampia e frastagliata e sul mercato ci sono prodotti molto diversi fra loro. Se vogliamo trovare un denominatore comune è sicuramente la richiesta di un maggiore spazio a bordo. Il grande successo dei catamarani si spiega anche così”.

Più spazio per gli ospiti a bordo vuol dire meno spazio per il resto, a parità di metri?

“In realtà no, perché le dimensioni medie della flotta mondiale crescono significativamente, e non è necessario sacrificare altri spazi. Di sicuro però le prestazioni stanno passando in secondo piano, quasi nessun armatore ormai sente la necessità di navigare a 40 nodi. La sala macchine in generale è comunque più compatta, mentre si ampliano e si curano sempre più le aree all’aperto, come la beach area”.

Non è che questa tendenza andrà a scapito della sicurezza?

“No, l’attenzione su questi aspetti oggi è massima e anche noi come designer ne dobbiamo tenere conto. Mi vengono in mente i tientibene, che oggi su uno yacht sono quasi identici a quelli di una nave, o i walkaround, sempre più protetti”.

Che rapporto ha come designer con i comandanti, il cui ruolo è sempre più importante nell’influenzare le scelte di un armatore?

“Sono sicuramente un interlocutore con cui ci rapportiamo. Anche le loro esigenze stanno evolvendo, per loro la parte di controllo, con dashboard sempre più evolute e pratiche da utilizzare, ha preso il sopravvento su quella tecnica. Nei superyacht moderni l’esigenza numero uno è avere una visione immediata dei dispositivi di bordo e poterli controllare facilmente”.

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