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Chiuse le indagini sull’incidente nautico a Porto Cervo fra due yacht

L’incidente avvenne a fine luglio scorso e causò la morte di un importante manager tedesco. Indagati ambedue i comandanti delle imbarcazioni

di REDAZIONE SUPER YACHT 24
8 Giugno 2023
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Sono state chiuse le indagini dalla Procura di Tempio Pausania sull’incidente nautico fra due yacht avvenuto nelle acque antistanti a Porto Cervo a fine luglio 2022 che costò la vita al manager tedesco Dean Kronsbein.  Lo scontro occorso fra le due imbarcazioni fece sbalzare fuori dal suo yacht l’uomo e il forte impatto sugli scogli che ne conseguì gli causò una grave lesione spinale e un forte trauma toracico che ne determinarono la morte.

Gli indagati – scrive Sardiniapost – sono i due comandanti delle imbarcazioni: Mario Lallone di 68 anni di Giulianova (Teramo), comandante dello yacht ‘Amore’ di 21 metri, di proprietà della vittima, e il comandante dello yacht ‘Sweet Dragon’, Luigi Cortese di 58 anni nato a Ischia ma residente a Olbia, che guidava l’altra imbarcazione (di proprietà della famiglia Berlusconi) al momento dello scontro. Tutti e due sono indagati per omicidio colposo e lesioni.

Secondo i primi riscontri dopo l’incidente e le testimonianze raccolte al tempo, lo yacht “Amore” viaggiava a velocità sostenuta, parallelamente a un’altra imbarcazione, e avrebbe effettuato una virata improvvisa forse per evitare la collisione con un altro mezzo. La sensazione espressa a caldo da alcuni esperti sulle cause dell’incidente è che ambedue le barche fossero state affidate al pilota automatico.

Ricordiamo che gli indagati avevano dato versioni opposte sulla dinamica. Luigi Cortese, alla guida del motoscafo Sweet Dragon, sostendendo di aver accostato a dritta come prevede il regolamento internazionale e di aver invertito la marcia dei motori per evitare di entrare in collisione con lo yatch Amore di Kronsbein. Mario Lallone, che era ai comandi di Amore, dicendo agli inquirenti di aver dovuto virare improvvisamente per evitare la collisione con lo Sweet Dragon, tesi che sarebbe stata confermata anche dai familiari della vittima.

Dean Kronsbein era il fondatore e amministratore delegato del gruppo Ultrafilter, una fra le più importanti aziende di prodotti sanitari in Europa.

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