Cantieri a Livorno, l’Adsp promossa per la gestione delle Darsene Calafati e Pisa
Respinti i ricorsi di Montano e Romoli contro l’aggiudicazione biennale delle aree all’Ati F.lli Neri – Gestione Bacini e contro il piano Rina per la maxi nautica

L’operato dell’Autorità di sistema portuale di Livorno in merito alla riorganizzazione delle aree dello scalo finora dedicate alla piccola cantieristica navale – Darsene Calafati e Pisa – è stato legittimo.
Lo ha sentenziato il Tar di Firenze, respingendo i ricorsi della Tommaso Montano e Figli e della Ditta Individuale Roberto Romoli contro gli atti con cui l’ente ha prima messo le basi per la creazione di un unico polo dedicato alla costruzione di maxi yacht (dal 2027, su progetto di Rina Consulting) e poi affidato la gestione dell’area nel biennio intercorrente all’associazione temporanea di imprese formata da F.lli Neri e Gestione Bacini, con conseguente sgombero dei precedenti occupanti, fra cui le due società ricorrenti.
Infondate in particolare le doglianze di Montano secondo cui “l’Amministrazione vorrebbe soppiantare in modo illegittimo la previsione indicata nel Prp di riparazione navale (e cioè l’attività che la ricorrente assume di svolgere sulle aree che le sono state assentite in concessione) con l’attività cantieristica minore, riferita alle imbarcazioni da diporto”, perché secondo il Tar “l’attività svolta dalla ricorrente rimarrebbe perfettamente compatibile con il nuovo assetto prefigurato dal Piano industriale” elaborato da Rina e fatto proprio dall’Adsp.
“Peraltro, la procedura di gara per l’affidamento delle concessioni demaniali marittime delle aree portuali di cui è causa non dà immediata attuazione al Piano industriale elaborato dalla società Rina nel 2023 e approvato dalla stessa Autorità portuale, in quanto, come abbondantemente illustrato nelle difese dell’AdSP, tale Piano industriale verrà attuato nelle gare per l’affidamento delle concessioni a partire dal 2027 e non nel periodo intermedio di due anni oggetto delle procedure in discussione” hanno aggiunto i giudici.
Da rilevare inoltre come il Tar abbia invece accolto il ricorso incidentale proposto dall’Ati contro l’ammissibilità dell’offerta di Montano per uno dei quattro lotti (poi comunque aggiudicatile), ritenuta dai giudici “irrealizzabile, essendo pacifico che il bacino galleggiante oggetto di tale proposta andrebbe a sporgere verso il canale – al di fuori della banchina esistente – per circa mt. 30, e dunque avrebbe dimensioni non adeguate e proporzionate alla banchina”.
Un ulteriore passaggio che rischia di concretare quanto paventato mesi fa da Montano in merito all’ipotesi di trasferimento forzato dell’attività a Piombino.
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