Pubblicate le prime risultanze del Marine Accident Investigation Branch sul naufragio del Bayesian
In 10 pagine le prime analisi e risultanze mettono nel mirino le condizioni strutturali dello scafo che non avrebbe potuto sopportare un’inclinazione superiore a 70°

Il Bayesian, affondato lo scorso 19 agosto mentre si trovava lungo le coste siciliane in rada a Porticello, potrebbe essere affondato perchè non in grado strutturalmente di resistere alle violente condizioni del vento che lo hanno investito quella notte. Questo è quanto emerge dalle prima risultanze pubblicate dall’agenzia britannica Marine Accident Investigation Branch, che indaga sul naufragio del super yacht a vela Bayesian in parallelo alla magistratura italiana e che pone quindi in evidenza il fatto che la barca fosse in qualche modo vulnerabile di fronte a violenti fenomeni atmosferici puntando il dito su possibili difetti di progettazione dello scafo realizzato in Italia e varato nel 2008 a Viareggio da Perini Navi.
Nella sintesti dei risultati si legge: “L’indagine ha stabilito la cronologia degli eventi a bordo del Bayesian e li ha documentati per quanto possibile con le informazioni raccolte. Le informazioni sulla stabilità presentate si basano sui documenti recuperati e sulle informazioni raccolte, e sull’ipotesi che le condizioni dello yacht al momento della perdita (la condizione di perdita) fossero simili alla condizione di “arrivo a pieno carico” (cioè con il 10% di materiali di consumo a bordo)”.
Queste, più nel dettaglio, le prime e ancora provvisorie ipotesi: “Gli effetti del vento sull’albero, sul boma, sul sartiame e sulle parti superiori del Bayesian sono stati valutati utilizzando le informazioni disponibili sulla costruzione e sull’equipaggiamento dello yacht. Attraverso una valutazione ‘a tavolino’, l’inchiesta di sicurezza ha stabilito che, nella condizione di naufragio ipotizzata, una volta che il Bayesian avesse sbandato con un angolo superiore a 70,6° (l’angolo di stabilità che svanisce) non c’era alcuna possibilità per la chiglia di tornare a una posizione regolare. L’indagine ha inoltre stabilito che, nella condizione di perdita ipotizzata, una velocità del vento superiore a 63,4 nodi sul baglio era sufficiente a far sbandare lo scafo. È possibile che il Bayesian fosse altrettanto vulnerabile a venti inferiori a 63,4 nodi. Queste vulnerabilità (in condizioni di navigazione a motore con vele ammainate, deriva centrale alzata e 10% di materiali di consumo a bordo) non sono state identificate nel manuale di informazioni sulla stabilità presente a bordo. Di conseguenza, queste vulnerabilità non erano note né al proprietario né all’equipaggio del Bayesian”. Una tesi che evidentemente, se confermata, potrebbe giocare a favore sia dell’equipaggio che del management dello yacht.
L’indagine della Marine Accident Investigation Branch poi ancora prcisa: “Lo studio del Met Office e le osservazioni locali indicavano la probabile presenza transitoria di venti di forza uragano ben superiori a 64 nodi al momento dell’incidente. Questi venti erano sufficienti a far superare al Bayesian il suo angolo di stabilità massimo”.
La stessa agenzia britannica conclude specificando che “la safety investigation sul naufragio del Bayesian è in corso. L’esame del relitto dello yacht, una volta recuperato, dovrebbe migliorare la comprensione da parte degli investigatori delle condizioni effettive di perdita dello yacht, compreso il carico, la portata lorda trasportata, i punti di galleggiamento e la posizione della deriva centrale, al fine di convalidare o migliorare la valutazione teorica già condotta. Una comprensione più approfondita delle vie di accesso e di uscita, della disposizione interna e della posizione della zattera di salvataggio consentirà all’inchiesta di giungere a conclusioni di sicurezza relative alla sopravvivenza. Fino al completamento delle indagini e alla pubblicazione del rapporto finale, il contenuto di questo rapporto provvisorio deve essere considerato indicativo delle circostanze dell’incidente”.
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