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Sailing Yacht A: cambio di proprietà contestato mentre il conto per l’Italia sale

Il giga yacht dell’oligarca russo Melnichenko avrebbe cambiato di proprietà durante il sequestro, ora un trust reclama il bene e i danni

di Andrea G. Cammarata
14 Gennaio 2023
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Sailing Yacht A nel porto di Trieste

Sequestri superyacht, quanto ci costano? Solo il panfilo dell’oligarca russo Melnichenko ha già attivato una spesa di mantenimento per lo Stato di almeno 7 milioni euro. Un tesoretto ragguardevole in tempi di crisi. Adesso con un ricorso al Tar che potrebbe fare giurisprudenza, cominciano ad affiorare i dubbi. Il sequestro del megayacht potrebbe essere invalidato, con la successiva richiesta dei risarcimenti del caso. Sarebbe il danno oltre la beffa: il rischio è che le sanzioni, di nuovo, si ritorcano contro chi le ha comminate come un boomerang.

Riavvolgendo il filo torniamo al marzo scorso, quando in ottemperanza alle sanzioni dell’Unione verso la Russia, le Fiamme Gialle hanno finalizzato a Trieste il sequestro di Sailing Yacht A, riconducibile all’oligarca russo Andrej Melnichenko. Da allora è lo Stato che si cura di preservare il bene facendo fronte a tutte le spese. Ancorato in rada nel golfo di Trieste, il panfilo mostra tutto il suo splendore con i suoi 143 metri di lunghezza fuori tutto e tre grandi alberi che pungono il cielo dell’alto Adriatico, ma la sua storia oltre che bellezza cela un intrigo di presunti passaggi di proprietà.

Il valore stimato del Sailing Yacht A si aggira sui 450 milioni di euro, più corposo è il patrimonio di Melnichenko, amico di Putin, che secondo Forbes possiede circa 27,5 miliardi dollari accumulati nel commercio di carbone e solfati. Ma veniamo ai costi di mantenimento del bene congelato, si aggirano, come scrive il Corsera, sugli 800mila euro mensili. Servono, poi, almeno 20 persone sempre presenti a bordo e anche queste sono a carico dello stato.

Secondo il quotidiano di via Solferino, poi, un nuovo proprietario del megayacht, per l’esattezza un trust, si sarebbe fatto avanti tramite i suoi legali per il recupero del bene congelato. Il trust in questione non sarebbe iscritto nel registro delle società sottoposte a sanzioni dall’Ue, perciò ha impugnato il sequestro del bene davanti al Tar del Lazio.

Ciò confermerebbe quanto espresso da un “portavoce” di Melnichenko, che tempo addietro sottolineava come la proprietà del bene non fosse più attribuibile all’oligarca russo, ma appunto al trust in questione. Durante il sequestro lo yacht inoltre avrebbe cambiato bandiera, passando dall’isola di Mann alla Sierra Leone.

Di diverso avviso la Guardia di Finanza e l’Agenzia del Demanio, che sottolineano come un bene sequestrato non possa cambiare di proprietà. Quindi il proprietario sarebbe ancora Melnichenko, ma un ricorso c’è. E fin qui non ci piove, ma le spese milionarie restano a carico dello Stato.

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