In arrivo oltre 3mila ormeggi in Adriatico entro il 2024
La posizione di testa resta ancora saldamente dell’Italia, con 189 marine (il 56,1% del totale) e 48.677 posti barca (61,5%)

Tra la seconda parte del 2022 e il 2024 l’Adriatico vedrà arrivare nuovi ormeggi in 9 strutture (7 nuove e 2 progetti di espansione), per un totale di oltre 3.000 nuovi posti barca, grazie a investimenti superiori ai 100 milioni di euro, tra Italia, Croazia ed Albania.
A darne conto è l’ultimo Adriatic Sea Tourism Report, presentato quest’oggi da Risposte Turismo in apertura della quinta edizione dell’Adriatic Sea Forum – Cruise, Ferry, Sail & Yacht, che si sta svolgendo presso il terminal crociere di Bari.
Secondo lo studio– che appunto comprende stime anche sullo sviluppo del traffico crocieristico e di traghetti – sul versante italiano, oltre al completamento del porto turistico di San Pietro a Termoli, che prevede di aggiungere circa 100 ormeggi, e di quello di San Foca, in provincia di Lecce, che punta a triplicare i 183 i attualmente disponibili – è prevista la costruzione di un nuovo porto turistico per superyacht (fino a 100 metri) a Bari, con un investimento di 36 milioni di euro, nel progetto di riqualificazione del Molo San Cataldo. In Croazia entro fine anno è atteso il completamento dell’Aci Marina a Novalja (300 posti barca), mentre entro la metà del 2023 partiranno i lavori di Porto Baroš a Fiume (230 ormeggi), che dovrebbe diventare operativo nel 2024. In completamento entro i prossimi due anni anche i progetti di espansione di Marina Korkyra a Vela Luka (da 132 a 177 ormeggi) e di Marina Polesana a Pula (1.150 posti barca aggiuntivi). In Albania infine è atteso il completamento del complesso di lusso Porto Albania nella penisola di Kalaja e Turrës, con un porto turistico con oltre 700 ormeggi, nonché l’avvio del progetto Durres, Yachts and Marina a Durazzo (esteso su 44 ettari, con investimenti per 140 milioni di euro) che sarà presentato durante lo stesso Adriatic Sea Forum.
Guardando allo stato attuale di strutture e posti barca, nell’Adriatico la leadership resta ancora saldamente dell’Italia, con 189 marine (56,1% del totale) e 48.677 posti barca (61,5%). Sul secondo gradino del podio la Croazia (126 marine ovvero il 37,4% e quasi 21.000 posti barca, 26,4%) davanti al Montenegro (3.545 posti barca, 4,5% e 8 marine, 2,4% del totale).
Sulla base delle risposte fornite da un campione di 58 marine (per circa 20.000 posti barca e 695 addetti complessivi, inclusi) e di 23 società di charter attive in Adriatico, la società di ricerca guidata da Francesco di Cesare ha anche proposto alcune stime sull’attività turistica di questo e del prossimo anno.
Entrambi i campioni, evidenzia l’analisi, indicano una stabilità o crescita sia per il 2022 che per il 2023, con previsioni però particolarmente rosee da parte delle società di charter per la domanda di imbarcazioni a vela nell’anno prossimo.
Resta tuttavia ancora prevalente, per le marine, la domanda di prossimità, che secondo RT è il risultato di una ripresa dei viaggi di lungo raggio ancora a rilento.
Per il 2023 lo studio stima inoltre una crescita del tasso di occupazione (dal 78,3% del 2022 all’84,1%) e un incremento clienti in transito giornaliero (dal 68,3% del 2022 al 70,8%).
«Con il nostro lavoro di ricerca – ha commentato di Cesare – abbiamo rilevato informazioni che ci consentono di tratteggiare un 2023 in crescita rispetto al 2022 per tutto il maritime tourism in Adriatico. Cresce l’offerta, cresce la domanda, frutto di investimenti, di rapidità da parte degli operatori a riprendere gli assetti pre-pandemici, così come di desiderio da parte dei turisti di tornare a fare vacanza. Tuttavia, i volumi non torneranno quelli registrati nel 2019”. Secondo RT questo varrà per la crocieristica, per il traffico traghetti e aliscafi e anche per la nautica “dal momento che il numero di strutture disponibili lungo le coste dell’Adriatico, nonché il potenziale attrattivo delle diverse mete dell’area, potrebbero generare un traffico ben più ampio dell’attuale”.
Per di Cesare “è giusto dunque sottolineare le previsioni in crescita per il 2023 rispetto al 2022, così come i numeri di quest’anno più alti di quelli del precedente, ma allo stesso tempo è necessario riflettere sugli elementi che impediscono un più rapido recupero dei livelli pre covid così come uno slancio verso risultati che più meriterebbe un’area di grande potenziale e ricchezza come l’Adriatico”.
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