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Michele Deprati (Baglietto): “Ecco come è nato il progetto del T60”

Intervista a bordo del superyacht Enterprise per parlare dell’ultima novità del cantiere spezzino ma anche delle scelte future. A partire dall’idrogeno preferito al metanolo per la propulsione

di Cinzia Garofoli
2 Ottobre 2022
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Baglietto T60

Principato di Monaco – Il cantiere Baglietto al Monaco Yacht Show 2022 ha alzato il velo sul suo ultimo progetto di super yacht lungo 60 metri e 1000 Gt, top di gamma del marchio, naturale evoluzione del fortunatissimo T52, con linee ancora più filanti e all’avanguardia firmate come sempre Francesco Paszkowski. Fra i plus del T60 spiccano il collegamento dell’esterno di poppa con le potenze laterali alleggerite, quasi “sospese”, che vanno a fondersi con la struttura del cielino esterno mentre, negli interni, la straordinaria visibilità e la qualità di vita offerte dal salone del main deck regalano la sensazione di trovarsi in uno spazio aperto, godibile e fruibile.

Ecco come l’amministratore delegato Diego Michele Deprati ha descritto a SUPER YACHT 24 questa importante novità.

Deprati come nasce l’idea di questo primo 60 metri?

“Il nuovo 60 metri diviene il nostro top di gamma: oggi la nostra produzione si fermava a 52 metri perché abbiamo sempre creduto che fino a questo range si potesse mantenere un certo tipo di prodotto e un certo tipo di mercato.

Il nuovo yacht richiama un pò il ‘family style’ del 52 metri che abbiamo già realizzato nel corso di questi due anni. Tenga conto che del modello T52 siamo alla costruzione n° 7 e che la prima unità non è ancora scesa in mare.  L’elevato successo di questo prodotto ci ha quindi portato a pensare ad aumentarne le dimensioni e con Francesco Paszkowsky abbiamo studiato delle innovazioni in termini di layout che, pur richiamando la filosofia del 52 metri, sposano sempre la vicinanza dell’armatore al mare: perché è questo ciò che vogliamo assolutamente mantenere. A mio avviso infatti l’importanza del concetto della vicinanza con il mare viene svilita quando progettiamo i grandi yacht da una certa lunghezza in poi, direi dai 70 metri e oltre, mentre credo che i 60 metri di lunghezza portino a una dimensione di barca che permette ancora la possibilità di vivere con una certa privacy e con un certo confort. Questo è l’obiettivo del nuovo 60 metri di Baglietto.”

Quando prevedete realisticamente l’inizio dei lavori?

“Fra alcuni mesi inizieremo la prima barca che, prevediamo, sarà pronta a inizio 2026. Oltretutto sarà una piattaforma estremamente innovativa perché già predisposta per una componente a idrogeno sia per la parte propulsiva che per l’hotellerie.

Oggi sulle piattaforme per le nostre imbarcazioni oltre i 40 metri è prevista la predisposizione per l’ibrido ovvero per avere a disposizione diverse forme per la propulsione e per l’hotelleria. Ci siamo specializzati nel 2018 in questo tipo di predisposizione con la prima barca in Italia che ha avuto l’annotazione “Hybrid” dal Lloyd’s Register; abbiamo lavorato con Siemens lungamente su questo progetto e – dato che ‘squadra vincente non si tocca’ – da qui è nata successivamente l’idea dell’idrogeno. Entro i primi mesi del prossimo anno avremo pronto il prototipo che abbiamo realizzato in cantiere per la produzione di energia.”

Come si svolgerà questo processo?

“Abbiamo pensato di fare a terra quello che poi andremo a montare sulle barche; questo perché si tratta di un tipo di tecnologia che sicuramente necessita di essere testata e approfondita a lungo affinché siano prevenute tutte le possibili problematiche.

L’iniziativa ha comportato un forte investimento da parte nostra che dal prossimo anno ci porterà a produrre energia pulita trasformando l’acqua di mare – scindendo praticamente l’idrogeno dall’ossigeno – e questo sarà il primo passo. Esattamente quello che realizzeremo a terra sarà quello che dal 2026/2027 andremo a installare a bordo. Con ciò vogliamo anche dare tranquillità all’armatore: non vendiamo un progetto sulla carta ma qualcosa che è stato testato, provato, ed è assolutamente sicuro.”

Il cambio dal punto di vista tecnologico appare piuttosto drastico, è così?

“Un aspetto importante è quello di rendere familiare questo tipo di tecnologia. Sempre più cambieranno le consuetudini, sempre meno meccanici lavoreranno sui motori, ma sempre più specialisti tecnici potranno accedere a una fuel cell. Per questi cambiamenti occorre tempo, non avvengono con un on/off, perciò tutte le nostre maestranze e subfornitori andranno formati e addestrati su questa tecnologia. Dobbiamo partire oggi perché credo che in 10-15 anni questa tecnologia farà passi da gigante e a quel punto essere pronti prima sarà vincente.”

Molti cantieri hanno valutato il metanolo come nuovo combustibile; per quanto vi riguarda cosa non vi ha convinto di questa possibilità?

“Lo abbiamo valutato e crediamo che abbia vantaggi e svantaggi; essendo comunque un elemento tossico abbiamo ritenuto che non raggiungesse il target che volevamo e abbiamo preferito puntare direttamente sull’idrogeno lasciando ad altri l’iniziativa sul metanolo.”

Per quanto riguarda il nuovo 60 metri che sarà pronto nel 2026: avete già qualche armatore interessato? 

“Ovviamente lo abbiamo. Ma devo dire che tutto è davvero nato con il nostro 52 metri. Abbiamo immediatamente percepito quanto il mercato l’avesse gradito e ci siamo detti che eravamo sulla strada giusta, ma dovevamo dare qualcosa in più perché una barca di 60 metri chiede degli elementi migliorativi e dei plus. Abbiamo quindi mantenuto gli stessi concetti del 52 metri e lavorando su alcuni dettagli che abbiamo recepito da alcuni armatori che vivono davvero la barca ci siamo messi al tavolo con Francesco Paszkowsky: così è nato il T60.”

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