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Il cantiere Rossini cresce “di taglia” e guarda all’estero

Lo stabilimento pesarese attivo nel refit chiude una stagione positiva e valuta nuove aree

di Riccardo Masnata
16 Maggio 2022
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Rossini Navi (1)

Se la stagione “vera” della nautica sta per iniziare, c’è chi a maggio di fatto ha concluso gran parte della propria attività e si appresta già a fare i primi bilanci. Sono i cantieri del refit, che proprio in questo periodo stanno riconsegnando gli yacht agli armatori in tempo per le crociere programmate durante la stagione estiva.

Fra i più soddisfatti c’è sicuramente il Cantiere Rossini di Pesaro, un’azienda che in meno di quattro anni di attività si è già conquistata quote davvero importanti in un mercato molto competitivo. Sicuramente la guida esperta del direttore, Alfonso Postorino, ha aiutato questa azienda a posizionarsi velocemente fra i player più affidabili, assicurando un ritorno agli investimenti notevoli effettuati dagli azionisti in fase di start up. SUPER YACHT 24 lo ha intervistato nei suoi uffici di Pesaro.

Direttore, come è andata la stagione 2022 che sta per chiudersi?

“Direi molto bene, siamo soddisfatti. In cantiere sono rimaste poche barche da completare, la maggior parte sono state consegnate. Non abbiamo nemmeno risentito della crisi russo-ucraina, i cui effetti, forse, si potranno valutare non prima del prossimo inverno. L’anno scorso da gennaio a dicembre abbiamo lavorato su un totale di oltre 30 barche, nel 2022 contiamo perlomeno di mantenere queste quote”.

Su che “taglia” di yacht avete lavorato principalmente?

“In questi anni sta avvenendo uno spostamento verso l’alto del nostro segmento di mercato, sempre più verso barche fra i 40 e i 45 metri, in crescita rispetto a quelle di 30-35 metri di qualche stagione fa. Noi comunque siamo attrezzati per ospitare megayacht fino a 50 metri, oltre non vogliamo andare.”

Quanto si fermano mediamente da voi gli yacht per le lavorazioni?

“Dipende dal tipo di progetto ma in genere si va dalle due settimane ai sei mesi: per un refit vero ne servono almeno quattro. Su alcune barche, per refit più complessi, dividiamo i lavori in due stagioni.”

Quante persone lavorano in cantiere?

“I dipendenti diretti sono quindici, poi con squadre esterne, allestitori ecc arriviamo fino a 120 persone impegnate contemporaneamente in cantiere. Il nostro ruolo è soprattutto di coordinamento, selezione dei fornitori e controllo qualità. E’ un modello di business diverso da quello dei cantieri di nuove costruzioni, rispetto ai quali il refit è soggetto a una maggiore stagionalità, essendo il picco del lavoro concentrato soprattutto fra ottobre e maggio.”

A proposito, in futuro pensate anche a una produzione di yacht nuovi, a marchio Rossini?

“No, anche se ne avremmo la capacità, e anche gli spazi. Vogliamo restare concentrati sul refit, per la produzione ci sono tempi e anche rischi diversi, non ci interessa. Non affittiamo neppure i nostri spazi ad altri cantieri, anche se con molti di loro collaboriamo, in altre forme.”

Sul fronte della sostenibilità come si state muovendo?

“Siamo molto vicini alle emissioni zero, un passo importante. L’energia elettrica che utilizziamo è al 100% proveniente da fonti rinnovabili certificate come idroelettrico e fotovoltaico, non bruciamo gasolio nè gas e per il riscaldamento usiamo l’acqua di mare come fonte geotermica, tramite una pompa di calore. In pratica le uniche emissioni del cantiere sono quelle dei travel lift. A fine marzo infine abbiamo ottenuto la certificazione ambientale ISO 14001, che va ad aggiungersi alla ISO 9001 che avevamo già da tre anni.”

Qual è stato il progetto più rilevante su cui avete lavorato quest’anno?

“Sul Wider 165 ‘Cecilia’, una barca a propulsione ibrida, abbiamo effettuato un riposizionamento del parco batterie, alimentate da quattro generatori. L’armatore aveva espresso il desiderio di spostare i pesi dopo aver rimosso il sommergibile di cui inizialmente lo yacht era dotato. Così abbiamo ricollocato tutte le batterie nella zona di poppa, aumentandole del 50% e incrementando decisamente l’autonomia della barca in “zero emission mode”. Abbiamo inoltre effettuato il refit completo degli interni e realizzato la nuova coperta interamente in tek.”

Pensate a uno sviluppo ulteriore in futuro?

“Qui a Pesaro abbiamo fatto investimenti importanti su spazi, attrezzature e tecnologia ma non ci fermiamo: vogliamo infatti ristrutturare la vecchia palazzina uffici, che diventerà un centro servizi per gli equipaggi delle barche in sosta. I nostri azionisti stanno però valutando altre aree, in particolare nel Mediterraneo orientale, su cui si potrebbero fare operazioni simili a quella che ha fatto nascere il Cantiere Rossini. Le opportunità di sviluppo ci sono.”

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